Capricho – Federico García Lorca (1898-1936)

Federico García Lorca

Trad. da Cinzia Ricciuti

Capricho

Detrás de cada espejo
hay una calma eterna
y un nido de silencios
que no han volado.
Detrás de cada espejo
hay una estrella muerta
y un arco iris niño
que duerme.

Detrás de cada espejo
hay una calma eterna
y un nido de silencios
que no han volado.

El espejo es la momia
del manantial, se cierra,
como concha de luz,
por la noche.

El espejo
es la madre-rocío,
el libro que diseca
los crepúsculos, el eco hecho carne.

***

Capriccio

Dietro ogni specchio
c’è una stella morta
e un arcobaleno bimbo
che dorme.

Dietro ogni specchio
c’è una calma eterna
e un nido di silenzi
che non hanno volato.

Lo specchio è la mummia
della sorgente, si chiude,
come conchiglia di luce
nella notte.

Lo specchio
è la madre-rugiada,
il libro che disseca
i crepuscoli, l’eco fatta carne.

Alla Sera – Ugo Foscolo (1778-1827), traduzione in inglese

Ugo Foscolo
Ugo Foscolo

Trad. di Alfonso Vincenzo Mauro

Alla Sera

Forse perchè della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre, e lunghe, all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure, onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

***

Nightfall

Maybe because thou art o’th’ fatal rest
the erst image, thou comest dear to me
o Even! Both when thou arrivest dressed
of summer clouds’ and zephyrs’ peaceful plea,

and when across the mounts and o’er the sea
thy restless icy darkness is impressed,
always invoked comest thou: to thee
the secret paths are woven of my chest.

Thou makest wander through th’ eternal nought’s
vestiges all my dreams; and thus consumes
this petty time, together with the thoughts,

the zeal, the care, like rarefying perfumes.
And, when I stare at thee, my soul unknots
its roaring sharp pugnaciousness’ great glooms.

Es ist alles eitel – Andreas Gryphius (1616-1664)

Andreas Gryphius

Trad. di Francesco Vitellini

Du sihst wohin du sihst nur Eitelkeit auff Erden.
Was dieser heute baut reist jener morgen ein:
Wo itzund Städte stehn wird eine Wiesen seyn
Auff der ein Schäfers-Kind wird spielen mit den Herden.

Was itzund prächtig blüht sol bald zutretten werden.
Was itzt so pocht vnd trotzt ist morgen Asch vnd Bein
Nichts ist das ewig sey kein Ertz kein Marmorstein.
Itzt lacht das Glück vns an bald donnern die Beschwerden.

Der hohen Thaten Ruhm muß wie ein Traum vergehn.
Soll denn das Spiel der Zeit der leichte Mensch bestehn?
Ach! was ist alles diß was wir vor köstlich achten

Als schlechte Nichtigkeit als Schatten Staub vnd Wind;
Als eine Wiesen-Blum die man nicht wider find’t.
Noch wil was ewig ist kein einig Mensch betrachten!

***

(Sonetto in doppi settenari abba, abba, ccd, eed)

Ogni cosa è vana

Tu vedi, ovunque vedi, soltanto vanità.
Ciò che oggi alcuno forma domani è diroccato:
dove ora stan città, lì ci sarà quel prato
su cui un pastorello coi greggi giocherà.

Ciò che or fiorisce splendido, calpestato sarà.
di presunzione e vanto cenere ed ossa è il fato
nessuna cosa è eterna, non metallo o granato.
Or la fortuna arride, presto si piangerà.

La gloria d’alte imprese qual sogno dee passare
può il capriccio del tempo, fragile uom, durare?
Ah! Cos’è tutto questo che stimiamo prezioso

se non meschino nulla, polvere ed ombra e fiato,
se non fiore di prato non più mai ritrovato.
Ancor di ciò ch’è eterno nessun uomo è disioso.

To — — – Edgar Allan Poe (1809-1849)

Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe

Trad. di Alfonso Vincenzo Mauro

TO — —
The bowers whereat, in dreams, I see
The wantonest singing birds
Are lips—and all thy melody
Of lip-begotten words —

Thine eyes, in Heaven of heart enshrin’d
Then desolately fall,
O! God! on my funereal mind
Like starlight on a pall —

Thy heart—thy heart!—I wake and sigh,
And sleep to dream till day
Of truth that gold can never buy—
Of the trifles that it may.

A ***
L’onirica ombra ove odo in sogni
cantar lascivi augei
le melodiose labbra è, ogni
parola nata a lei;

i rai celeste effige in core,
ma desolatamente
‘nfranti sul mio funereo umore
sì come astro morente.

A te sognante veglia cullo,
sino a di verità
il dì a comprar che l’oro è nullo,
ma il può futilità.

Arte poética – Jorge Luis Borges (1899-1986)

Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges

Trad. di Cinzia Ricciuti

Arte poética

Mirar el río hecho de tiempo y agua
y recordar que el tiempo es otro río,
saber que nos perdemos como el río
y que los rostros pasan como el agua.

Sentir que la vigilia es otro sueño
que sueña no soñar y que la muerte
que teme nuestra carne es esa muerte
de cada noche, que se llama sueño.

Ver en el día o en el año un símbolo
de los días del hombre y de sus años,
convertir el ultraje de los años
en una música, un rumor y un símbolo,

ver en la muerte el sueño, en el ocaso
un triste oro, tal es la poesía
que es inmortal y pobre. La poesía
vuelve como la aurora y el ocaso.

A veces en las tardes una cara
nos mira desde el fondo de un espejo;
el arte debe ser como ese espejo
que nos revela nuestra propia cara.

Cuentan que Ulises, harto de prodigios,
lloró de amor al divisar su Itaca
verde y humilde. El arte es esa Itaca
de verde eternidad, no de prodigios.

También es como el río interminable
que pasa y queda y es cristal de un mismo
Heráclito inconstante, que es el mismo
y es otro, como el río interminable.

***

Arte Poetica

Guardare il fiume di tempo e acqua
e ricordare che il tempo è un altro fiume,
sapere che ci smarriamo come il fiume
e che i volti passano come l’acqua.

Sentire che la veglia è un altro sogno
che sogna di non sognare e che la morte
temuta dalla nostra carne è quella morte
di ogni notte, chiamata sogno.

Vedere nel giorno o nell’anno un simbolo
dei giorni dell’uomo e dei suoi anni
trasformare l’oltraggio degli anni
in una musica, un mormorio ed un simbolo,

vedere nella morte il sogno, nel tramonto
un oro triste, questa è la poesia,
che è immortale e povera. La poesia
torna come l’aurora e il tramonto.

A volte nei pomeriggi un viso
ci guarda dal fondo di uno specchio;
l’arte dev’essere come quello specchio,
che ci rivela il nostro viso.

Raccontano che Ulisse, stanco di prodigi,
pianse d’amore quando intravide la sua Itaca
verde ed umile. L’arte è Itaca
di verde eternità, non di prodigi.

È anche come il fiume interminabile
che passa e permane ed è il cristallo di uno stesso
Eraclito incostante, che è se stesso
ed un altro, come il fiume interminabile.

Expostulation with Love in Despair – Thomas Stanley (1625-1678)

Thomas Stanley, dipinto di Gerard Soest

Trad. da Francesco Vitellini

Expostulation with Love in Despair

Love, with what strange tyrannic laws must they
comply, which are subjected to thy sway!
How far all justice thy commands decline,
which though they hope forbid, yet love enjoin!
Must all are to thy hell condemn’d sustain
a double torture of despair and pain?
Is ‘t not enough vainly to hope and woo,
that thou shouldst thus deny that vain hope too?
It were some joy, Ixion-like, to fold
the empty air, or feed on hopes as cold;
but if thou to my passion this deny,
thou mayst be starv’d to death as well as I;
for how can thy pale sickly flame burn clear
when death and cold despair inhabit near?
Rule in my breast alone, or thence retire;
dissolve this frost, or let that quench thy fire.
Or let me not desire, or else possess!
Neither, or both, are equal happiness.

***

Rimostranze all’amore in disperazione

Tiranne e strane leggi han d’accettare
coloro, Amor, ch’a te fai sottostare!
Quanto il voler tuo giustizia fa morta
vieta ogni speme ma ad amare esorta!
Quelli che al tuo inferno tu condanni
torturi il doppio in disperare e affanni?
Non basta invano sian speranza e corte
che vane pur speranze vengan tolte?
Saria gioia, d’Issione, ‘l ripiegare
l’aer’ vuoto o pascersi in freddo sperare;
Ma se ‘l torrai a questa mia passione
morresti come me, di consunzione;
arde la fiamma tua pallida e smorta
se morte e disperato gelo scorta?
Regna soltanto al mio petto o sii fioco
sciogli il mio gelo od esso estingua ‘l foco
oh, fammi non volere o possedere!
Niuna od ambe è il medesimo piacere.

A last word – Ernest Dowson (1867-1900)

Ernest Christopher Dowson

Trad. da Francesco Vitellini

A Last Word

Let us go hence: the night is now at hand;
The day is overworn, the birds all flown;
And we have reaped the crops the gods have sown;
Despair and death; deep darkness o’er the land,
Broods like an owl; we cannot understand
Laughter or tears, for we have only known
Surpassing vanity: vain things alone
Have driven our perverse and aimless band.
Let us go hence, somewhither strange and cold,
To Hollow Lands where just men and unjust
Find end of labour, where’s rest for the old,
Freedom to all from love and fear and lust.
Twine our torn hands! O pray the earth enfold
Our life-sick hearts and turn them into dust.

***

Un’ultima parola

Andiamo, che la notte è ormai incombente,
esausto è il dì, e l’ali son volate,
cogliemmo messi ormai, da dèi donate;
angoscia e morte; il buio sulla gente
s’atteggia a gufo; non capiam per niente
risata e pianto, ché sol ci fuor date
grandiose vanità: sol vanitate
pel nostro gregge marcio e incocludente.
Andiamo, in un estraneo e freddo piano,
in Lande Vuote in cui l’uomo giusto e il rio
smetton le prove, e in pace sta l’anziano,
mondi d’amor, paura e di desio.
Lega le mani! Oh, terra, ti preghiamo,
muta i cuori sfiniti in grani fiochi.